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Carceri della Sardegna, le considerazioni del sindacato di fine anno : per la UIL il bilancio e’ in chiaro-scuro, “ma la parte chiara e’ rappresentata unicamente dalla Polizia Penitenziaria”.

Un bilancio impietoso quello che la Uil Pa Polizia Penitenziaria della Sardegna per voce del segretario generale Michele Cireddu ha presentato in occasione del resoconto sindacale di fine anno. L’emergenza e’ soprattutto nei numeri e nella mala gestione!

Carenza organica nei vari ruoli: La carenza organica ha raggiunto indici allarmanti, su un organico previsto di 1800 Agenti ne sono presenti in regione poco meno di 1300 con una carenza di circa 500 unità. Inoltre, nell’Istituto di Sassari non e’ ancora stato inviato un Comandante in pianta stabile tanto meno un Direttore, cosi’ come non e’ presente un Direttore negli Istituti di Tempio, Isili, Mamone, Is Arenas ed a breve andra’ in pensione il Direttore di Oristano. In regione rimarranno 3 Direttori per gestire 10 Istituti, riteniamo sia letteralmente vergognoso e scandaloso!

Eventi critici e mole di lavoro insostenibile per il personale: Il numero degli eventi critici racconta le gravi difficolta’ operative che il personale deve fronteggiare, sono centinaia i tentati suicidi, gli autolesionismi, le aggressioni tra detenuti ed a danno del personale, ma un dato impressionante, che dovrebbe far riflettere, e’ il numero degli eventi critici del carcere di Uta che nella totalità supera il doppio del totale del resto degli istituti della Sardegna.

In particolare le aggressioni a danno del personale , rappresentano un fallimento che a nostro avviso certifica l’inadeguatezza di un Amministrazione incapace di fornire strumenti e mezzi per evitarle. L’unico intervento che sin’ora e’ stato “pensato” dai palazzi romani e’ il trasferimento immediato dell’aggressore, cosa che spesso non viene nemmeno presa in considerazione, come avvenuto per casi eclatanti a Sassari e per ultimo, nel carcere di Nuoro dove un detenuto reiteratamente ha aggredito il personale.

Quest’ultimo episodio ha fatto suonare l’ennesimo campanello d’allarme che mette a nudo il fallimento del sistema, un braccio fratturato da una vile aggressione, ormai siamo davanti a macabre aggressioni nei confronti di chi rappresenta lo Stato e la legalità, nell’indifferenza di tutte le Istituzioni, continuiamo a ribadire che il sistema penitenziario andrebbe completamente rifondato, e’ impensabile continuare cosi!

Questa emergenza si unisce all’organizzazione del lavoro che spesso si puo’ definire “disorganizzazione del lavoro”, infatti gli ordini di servizio che disciplinano le modalità lavorative, in troppi casi obbligano un solo Agente ad assolvere anche a tripli incarichi ed in caso di errore, dovuto all’oggettiva impossibilità di assolverli contemporaneamente, la responsabilità disciplinare arriva come una mannaia sull’anello debole, costretto a pagare l’inadeguatezza gestionale dei propri vertici.

Carenza strutturale e assenza di strumenti: nonostante le numerose denunce alle varie istituzioni: Provveditore, capo del Dipartimento, Prefetti delle province, Presidente della regione, Assessore alla Sanità, consiglieri regionali, non sono stati ancora predisposti i reparti detentivi ospedalieri dove i detenuti possono essere ricoverati con i dovuti canoni di sicurezza per gli operatori e per gli altri pazienti, cosi’ come non sono stati previsti i posti di Polizia Penitenziaria negli aeroporti. Un caso emblematico e’ l’aeroporto di Cagliari Elmas dove degli hangar abbandonati, sporchi e lugubri vengono destinati come camere di sicurezza per i detenuti. Nessuna Autorità nonostante le nostre denunce ha mai pensato di verificare quei locali che continuiamo a considerare lesivi della dignità dei lavoratori e di ogni essere umano.

Intanto negli ospedali, numerose volte, intere camere sono state letteralmente distrutte, soprattutto da detenuti psichiatrici e, solo grazie alla capacità operativa del personale, sin’ora, non si sono verificate tragedie estreme.

Ci auguriamo che l’Autorità giudiziaria non debba mai ricercare le responsabilità nel caso non basterà piu’ nemmeno la Polizia Penitenziaria, perche’ questa indifferenza delle Istituzioni, non potrà durare in eterno. Questa inerzia intanto sta creando anche elevati costi per la collettività, determinati dai danneggiamenti che si sarebbero certamente potuti evitare.

Relazioni sindacali con l’Amministrazione: Il 2021 e’ stato un anno che ha evidenziato ancora una volta l’arroganza e la superficialità con cui alcune Direzioni hanno violato gli accordi sottoscritti a danno del personale. Nell’ultimo periodo sono state richieste diverse commissioni arbitrali per denunciare le violazioni, saranno certamente oggetto poi di ricorso alla commissione nazionale di garanzia perche’ purtroppo ci sono stati dei casi in cui l’organo di garanzia regionale , (non certo la parte sindacale) si e’ espresso in maniera che riteniamo non proprio obiettiva. Se una Direzione viola in maniera spudorata anche gli interventi del Provveditorato, ci viene da pensare che in Sardegna ci sia un corto circuito gestionale allarmante che fornisce uno scenario drammatico.

In numerosi casi abbiamo addirittura constatato due diverse interpretazioni di una singola circolare dipartimentale e due diverse disposizioni date dallo stesso direttore in due istituti diversi per renderla operativa, dato emblematico che determina spesso lo smarrimento da parte del personale costretto a scontrarsi con il muro delle personalissime decisioni adottate in maniera diametralmente opposta per chissa’ quale motivo!?

Le attività del sindacato: anche nel 2021 abbiamo messo in campo un importante mole per assicurare un attività a 360°.

Abbiamo denunciato senza sosta ogni sopruso subito dal personale, sia alle Istituzioni che alla stampa regionale e nazionale, i problemi della Sardegna penitenziaria sono stati trattati anche dall’emittente radio radicale ha ospitato in una puntata in prima serata le nostre considerazioni sull’emergenza Sardegna”.

Abbiamo inoltre manifestato congiuntamente davanti all’Istituto di UTA e ad Oristano per denunciare lo stato di abbandono in cui sono costretti a lavorare i nostri Poliziotti, continueremo con altre manifestazioni anche davanti al Provveditorato dell’Amministrazione Penitenziaria e davanti al Centro per la giustizia minorile perche’ anche il 2022 ci vedrà protagonisti.

Sono state numerose anche le difese davanti al consiglio regionale di disciplina e, in diversi casi siamo riusciti a far valere le ragioni del personale. Crediamo di essere diventati una realtà di riferimento per i Poliziotti perche’ conosciamo perfettamente la realtà lavorativa e viviamo quotidianamente le stesse sensazioni e le stesse emozioni di chi crede in noi. L’emergenza sanitaria ha impedito purtroppo delle iniziative formative che avevamo progettato per fornire utili aggiornamenti per chi lavora nelle prime linee penitenziarie, auspichiamo di tornare alla normalita’ sanitaria ed auspichiamo che “l’elettrocardiogramma che misura le iniziative dell’Amministrazione” , sin’ora piatto, fornisca finalmente almeno qualche segnale.