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OGGETTO: Casa Circondariale di Oristano, aggressioni a danno dei Poliziotti.

 

 

Sono passati alcuni giorni dall'inizio dell'anno, abbiamo aspettato un qualsiasi intervento da parte dell’Amministrazione, aspettando delle risposte ai fatti accaduti, e spiace constatare che sia stata un attesa senza esito, abbiamo solo trovato rammarico e delusione perchè dispiace dover riscontrare delle aggressioni a danno del personale di Oristano.

Duole anche cercare di separare i detenuti che si aggrediscono, duole perché tutti gli sforzi che il personale di Polizia Penitenziaria mette in atto per garantire le attività proposte dalla direzione, dall’area trattamentale, dalle associazioni di volontariato, che convergono con le attività ordinarie, svaniscono dietro una vile aggressione.

Il personale con grande sforzo, nonostante la carenza organica, garantisce tutte le citate attività e raccontare che un Assistente Capo coordinatore sia stato aggredito da un detenuto appartenete al circuito alta sicurezza ci riempie di amarezza e fa sorgere nel personale delle domande che riteniamo piu’ che legittime.

Si sta imboccando la strada giusta per l’Istituto di Oristano? Abbassare la guardia per garantire le numerose attività trattamentali, andando forse troppo al di sotto della soglia di sicurezza per garantire una maggior incolumità per il personale e’ la strada giusta?

Un dato e’ certo: Questi eventi critici compromettono la serenità del personale, una serenità che purtroppo in carcere e’ un concetto sempre piu’ utopistico, piu’ che serenità, i momenti in cui non si verificano eventi critici andrebbero definiti con la parola “tregua” che ti permette di superare le giornate difficili con sacrifico e dedizione e di portare avanti quei dettami che la Costituzione sancisce.

Questo però non vuol dire subire in silenzio, perché l’aggressione al personale, le aggressioni tra detenuti, sanciscono il “non voler sottostare alle regole ed alle leggi” che il carcere scandisce minuto dopo minuto, giorno dopo giorno, anno dopo anno, evento dopo evento, perché e’ vero che i diritti devono essere garantiti ma devono essere garantite le leggi e se per garantire questo si deve sacrificare l’incolumità del personale siamo davanti ad una sconfitta per tutti.

I detenuti ad Oristano a nostro avviso si sono accorti che il personale è estremamente in difficoltà e considerato che si tratta di una tipologia di detenuti di primissimo livello criminale, spesso insistono dove trovano delle falle, che di certo non sono attribuibili al personale di Polizia Penitenziaria. In queste condizioni infatti il personale deve garantire i diritti prioritari ma per i detenuti ogni singola pretesa assume i contorni del “codice rosso” e nonostante i Poliziotti riescano a risolvere le problematiche di ognuno, con costanza e tanta pazienza si verificano questi eventi deplorevoli. La Polizia Penitenziaria di Oristano lavora, lavora, lavora, anche per colmare le falle di un sistema che a nostro avviso andrebbe rivisto, quindi non merita di certo questa situazione.

Qui siamo ad Oristano, capoluogo di provincia, provincia molto estrema del Ministero della Giustizia. Oristano è una casa di reclusione al confine dell’Italia, lontana da Roma, lontana dal Provveditorato regionale sardo, Oristano è il luogo adatto per confinare la criminalità di alto spessore, il luogo evidentemente considerato adatto per chiedere giornalmente sacrifici oltre ogni possibilità al Personale del corpo di Polizia Penitenziaria.

Ad Oristano fino a qualche mese fà, si registrava l’età media del personale più alta d’Italia, un età che si e’ abbassata per i pensionamenti che si sono susseguiti e che proseguono, rendendo l’organico sempre piu’ deficitario, perche’ le assegnazioni non bastano nemmeno per sostituire i pensionamenti.

Insistiamo pertanto sulla necessità di interventi urgenti per evitare che le aggressioni a danno del personale possano cessare immediatamente perche’ il personale non deve continuare ad essere carne da macello!

 

In attesa di riscontro, cordiali saluti.